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sabato 29 giugno 2013

Piante velenose - Atropa Belladonna


L'Atropa Belladonna è una pianta appartenente alla Famiglia delle Solanacee come il pomodoro e la patata. Il suo nome Atropa deriva da Atropo che è il nome di una delle tre Moire, divinità greche che erano la personificazione dell'ineluttabilità della morte. Cloto filava lo stame della vita, Lachesi lo avvolgeva sul fuso e Atropo con lunghe cesoie lo recideva. 

Il nome Belladonna, invece, deriva dall'abitudine delle donne del Rinascimento di usare il principio attivo presente nelle bacche di questa pianta per abbellire gli occhi. Il principio attivo della piante, l'atropina, dilata le pupille e fa sembrare gli occhi più grandi.
Questa pianta può essere alta da 70 a 150 cm. e ha foglie piccole ed ovali che, come il fusto, sono ricoperte di peli ghiandolari che se sollecitati emanano un cattivo odore.
Le bacche, invece, hanno aspetto e sapore invitanti ma sono anche estremamente velenose. La loro ingestione provoca diminuzione della sensibilità, delirio, sete, vomito, fino ad arrivare a convulsioni ed alla morte.
La Belladonna cresce spontanea nelle zone montane e sub-montane fino a 1.400 metri. Predilige i boschi freschi ed ombrosi ed è presente in Europa, Africa settentrionale e Asia occidentale. In Italia la si può trovare sia sulle Alpi che sull'Appennino. In Sicilia è chiamata sulatra.

La pianta è estremamente pericolosa.
Il principio attivo della Belladonna, e delle altre piante della Famiglia delle Solanacee, è l'atropina che è un rilassante muscolare ed è utilizzata in medicina durante gli interventi chirurgici o dagli oculisti per dilatare le pupille. Veniva già utilizzata in passato in Fitoterapia come spasmolitico.
Le sue foglie contengono anche la scopolamina, che è un alcaloide allucinogeno.

I sintomi dell'avvelenamento da atropina sono:
- mucose secche, difficoltà di deglutizione;
- pupille midriatiche (aperte, senza riflesso) con paralisi di accomodazione e ipersensibilità del soggetto alla luce;
- pelle secca e arrossata;
- febbre, tachicardia;
- atonia intestinale;
- irrequietudine, confusione, eventualmente allucinazioni e spasmi;
- più tardi sonnolenza, coma e arresto respiratorio;
- morte per paralisi generale in 24-36 ore.

La Belladonna è anche una pianta curativa se usata nelle dosi giuste e da persone qualificate.
L'atropina può curare le aritmie gravi e la scopolamina contenuta nella pianta viene utilizzata per curare le vertigini e la cinetosi (mal d'auto). La iosciamina contenuta nella pianta può curare le coliche addominali e gli spasmi gastro-intestinali. 




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